Tante sono le testimonianze e le riflessioni su Laura, consegnate a voce, per iscritto, sulla stampa. Ne proponiamo alcune edite.
♫ “Leggendo le lettere di Laura non si può non restare colpiti dal grado di maturazione spirituale di questa ragazza di Azione cattolica del basso ferrarese […] Laura ci ha dato la testimonianza, tante volte offerta nella Storia della Salvezza, che la presenza di Dio può illuminare anche le realtà più buie e spinose. Proprio come accadde a quel roveto che Mosè vide brillare sul monte di Dio, l’Oreb (cfr. Es 3). E giunta in breve alla perfezione, ha compiuto un lungo cammino (cfr. Sap 4,13): un dono per tutta la Chiesa” (mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, in Laura Vincenzi, Lettere di una fidanzata, a cura di Guido Boffi, Roma, AVE, 2018, pp. 9-12).
♫ “Sono passati 20 anni da quando Laura ha scritto nel suo testamento: “La strada da percorrere è quella di dimenticare me stessa per essere dono pieno per gli altri”. Ma non è caduta in oblio la sua testimonianza. Al contrario: è andata stagliandosi in tutta la sua bellezza” (mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, “La Voce di Ferrara-Comacchio”, 31 marzo 2007, p. 12).
♫ “Eppure – prosegue Teresa – in tanti anni di conoscenza diretta vedevamo le grandi doti umane di Laura, quasi pudicamente occultate dalla sua umiltà. Laura non era competitiva”. “Anche la profonda religiosità – interviene Nicoletta – non dava motivo di dialettica e tanto meno di scontri. La sua professione cristiana non era sfacciata; era invece, sincera e affettuosa, calda e piena di tenerezza”. ‘Tutto sommato – precisa Francesca – la nostra classe era complessa, le idee costituivano un ventaglio di notevoli diversità. Ricordo Laura quasi come punto di incontro, non tanto perché vantasse arti di sottili trame diplomatiche, quanto perché era semplicemente se stessa senza camuffamenti accomodanti: estroversa, simpatica, frizzante di umorismo, disponibile sempre, anche quando chiedevamo aiuto scolastico” (don Giuseppe Cenacchi, A colloquio con le amiche di liceo, “Il fiore della Bassa”, I, n. 2, 11 dicembre 1988).
♫ “Di Laura ricordo in particolare, tra le tante qualità, l’inestinguibile gioia di vivere e la serenità che essa derivava dalla fede vivissima che le era caratteristica. […] E più la malattia la minava nel fisico, più lei cresceva nella fede e acquistava una lucidità particolare, superiore, nell’affrontare la vita” (Maria Rovigatti, compagna di liceo e università, “Il fiore della Bassa”, II, n. 1, 4 aprile 1989, p. 6).
♫ “Ho davanti a me, in questo momento, la foto di Laura Vincenzi, sorridente, entusiasta. Sembrava che possedesse con sicurezza tutto il suo progetto di vita, quando, con immediatezza e rapidità, si abbatté su di lei il male fisico, definitivo e irrevocabile. Il suo «calvario» divenne subito scuola di umanità e spiritualità, di gioia con piena saggezza ai piedi della croce di Gesù. Così Laura, per tutta la sua breve esistenza terrena e per tutta quella della gioia eterna in Gesù il Signore, era, è, e sarà esempio, forza, coraggio, continua presenza per dare a tutti noi quel vigore che troppo spesso rischia di venir meno” (Giuseppe Cenacchi, Una fede entusiasta, “La Voce di Ferrara-Comacchio”, 1 aprile 1995, p. 5).
♫ “Una volta vidi i suoi grandi occhi velarsi di lacrime. Rimasi doppiamente stupito. Il tema dell’incontro era impegnativo: riguardava l’eventualità dell’improvviso nascondersi di Dio per farsi cercare; come in un gioco d’amore. Laura capiva, benché all’epoca fosse soltanto una ragazzina di terza media. Ricordo d’aver insistito sulla passione per la ricerca personale di Dio, della necessità di passare per la porta stretta e dell’opportunità di stare col naso all’insù per vedere le stelle nella notte. Temi grossi” (mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, “La Voce di Ferrara-Comacchio”, 31 marzo 2007, p. 12).
♫ “Cara Laura, a diciotto anni dalla tua morte, anche un povero cristiano distratto come me ha avuto la fortuna di conoscerti attraverso le tue stesse parole […]. Ora noi possiamo scorgere qualche tratto del mistero di Dio che ti riguarda. Tu sei venuta tra noi per insegnarci concretamente che il Vangelo non è una favola, che dal Signore può venire la forza per gioire della vita anche in mezzo alla sofferenza più atroce, che da Lui proviene una luce che consente di continuare a vivere nella “normalità” e a sostenere gli esami universitari fino quasi all’ultimo mese di vita (pag. 15), che Lui ti consente di sognare il tuo matrimonio “nella cappellina di Mottatonda” anche nel giorno in cui ricevi il sacramento dell’unzione degli ammalati (pagg. 116/117). Grazie, Laura, per aver così esemplarmente agevolato l’attuarsi del “progetto” di Dio su di te e averci così consentito di avere l’ennesima prova dell’Amore che fa compiere prodigi grandi sulla terra al tuo e nostro Signore” (Gino Bellagamba, “La Voce di Ferrara-Comacchio”, 26 marzo 2005).